El presente trabajo analiza la relación entre crimen organizado y corrupción, en perspectiva tanto criminológica como jurídica. Bajo esta segunda óptica se explotan también los nexos con la noción de “delito transnacional”, conforme a la ley n. 146/2006. El análisis se extiende al derecho internacional y de la Unión Europea, los cuales han plasmado la regulación interna en estos sectores de criminalidad. La conciencia de la mezcla empírica entre la actividad de las organizaciones criminales (asociaciones criminales simples o mafiosas) y prácticas de corrupción se refleja en las políticas criminales, las cuales gradualmente se han acercado hasta casi sobreponerse, como revela la reciente ley n. 3/2019. Esta ósmosis progresiva de estrategias preventivas y represivas, con el consiguiente riesgo de una reducción simplista ad unitatem, genera nuevas y preocupantes trampas para las garantías penales fundamentales
Quando il legislatore del 2006 ha introdotto la categoria di "reato transnazionale", ha chiaramente voluto considerare – addebitando precipue conseguenze – i riflessi che una condotta delittuosa può riverberare su più Stati. Si tratta però, a ben vedere, di spazi del diritto (e, ancor prima, sociali) in cui non sempre il reato riesce a conservare gli stessi connotati della condotta: è il caso del reato aggravato dal metodo mafioso ex art. 7 d.l. 152/1991, il quale accedendo al fatto può, talvolta, modificarne l'essenza fenomenica. È da questo nodo problematico – che lega assieme rilievi criminologici e implicazioni giuridiche – che occorre muovere per chiedersi se, alla luce dei principi che governano l'esegesi in materia penale, in questi casi possa ancora parlarsi di reato transnazionale, e dunque possano utilizzarsi gli strumenti di contrasto forniti dalla L. 146/2006.