Laudatio del prof. Francisco Muñoz Conde

La laudatio del prof. Francisco Muñoz Conde è stata tenuta dal prof. Luigi Foffani il 25 giugno 2018, in occasione del conferimento del IX Premio Internazionale Silvia Sandano, nell’Aula Giulio Cesare del Palazzo Senatorio, in Campidoglio (Roma)

Nella colonna di destra è possibile leggere un contributo del prof. Muñoz Conde dal titolo "La relazione conflittuale tra politica criminale e diritto penale".

 

Cari e illustri Colleghi, mi tocca l’immeritato quanto gradito compito della Laudatio del Prof. Francisco Muñoz Conde.
Un compito da un lato impossibile – perché la vita e l’attività di Muñoz Conde sono sempre state talmente intense e multiformi, che è davvero impossibile darne conto con un minimo di compiutezza nell’arco dei pochi minuti che mi sono concessi dal programma – ma dall’altro lato e al tempo stesso anche estremamente agevole.

Tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere Muñoz Conde sono in grado di tesserne una personale Laudatio, perché Muñoz Conde Paco per gli amici – è l’incarnazione perfetta della generosità estrema dell’intellettuale che non si è mai risparmiato, nel rapporto e nel dialogo con i colleghi, con gli amici, con gli allievi, con gli studenti, con la società.

È arduo trovare una persona, un intellettuale, un penalista, che sappia fare uso della parola in forma così comunicativa, intensa, personale e mai banale come Muñoz Conde; e che nella vita universitaria – intesa come una “Universitas” nel senso più ampio della parola, come universalismo accademico che ha solo il mondo come unico confine – abbia davvero dato l’anima, il massimo dell’impegno personale ed intellettuale.

Potrei limitarmi a riprendere le sintetiche parole già pronunciate dai suoi colleghi e amici spagnoli che abbiamo appena ascoltato da questa tribuna, e che sono di per sé sufficienti – per la grande autorevolezza ed esperienza di chi le ha pronunciate – a far comprendere a tutti perché oggi a Muñoz Conde venga conferito – in quest’Aula Giulio Cesare così carica di storia – il Premio intitolato alla memoria di Silvia Sandano, che già è stato attribuito negli ultimi anni a tanti insigni penalisti internazionali.

Muñoz Conde è una figura di giurista e penalista universale, attivo e conosciuto in tutto il mondo, dai colleghi studiosi, dagli studenti e anche dal pubblico dei profani estranei al mondo giuridico.

Muñoz Conde e la dogmatica: la formazione tedesca
Muñoz Conde
ha avuto una formazione dogmatica classica, con tanti anni di studio e ricerca in

Germania, ma ha anche avuto tanta curiosità e interesse, da sempre, per la politica criminale.

È stato il primo allievo spagnolo di Claus Roxin (a sua volta Premio Sandano nel 2010), e poi ha avuto un’intensa e fruttuosa collaborazione per tanti anni con Winfried Hassemer.
La dogmatica per lui è una grammatica universale della scienza giuridico-penale, una premessa indispensabile per qualsiasi approccio scientifico alla materia penale; ma anche di per sé sola insufficiente. Come per un romanziere è necessario padroneggiare la grammatica della lingua in cui scrive, ma non è ancora sufficiente per costruire un romanzo, senza il talento, la fantasia e la passione che tale opera richiede – o come per un compositore lo studio dell’armonia è una premessa tecnica indispensabile, ma non è di per sé sufficiente a comporre una sinfonia – così per Muñoz Conde la dogmatica è solo la premessa e lo strumento per poter affrontare con scientificità e consapevolezza lo studio della politica criminale, del rapporto fra il sistema penale e la società, fra il sistema penale e la storia, per potersi davvero calare come intellettuale nella realtà del mondo rifuggendo dalla (e criticando profondamente la) immagine del dogmatico isolato nella sua torre d’avorio e ammantato di una falsa neutralità rispetto alla politica e alla società.

Sotto questo profilo Muñoz Conde è certamente molto diverso – nel suo approccio scientifico e nel suo stesso modo di parlare del diritto penale (come certamente avremo occasione di apprezzare anche oggi nella sua lectio magistralis) – rispetto alla maggioranza dei penalisti dogmatici dei più diversi orientamenti. E non fa nulla per nascondere questa diversità, anzi la rivendica orgogliosamente! E questa sua originale personalità è anche quella che lo ha portato ad avere il grande e meritato successo che noi tutti oggi gli riconosciamo, e che costituisce la base di altri prestigiosi riconoscimenti formali e ufficiali.

 

Riconoscimenti accademici

Muñoz Conde è il primo e fino ad oggi l’unico penalista europeo ad aver ricevuto il Premio Humboldt, che per i giuristi equivale davvero ad un Premio Nobel. E i tanti Humboldstipendiaten presenti oggi in questa sala sanno – sappiamo – bene che cosa significhi essere un Humboldtpreisträger!

Muñoz Conde è anche dottore honoris causa di ben otto Università, dall’America Latina all’Europa. Mi limito fra le tante a menzionare la laurea h.c. ricevuta a Lisbona insieme a Winfried Hassemer; quella ricevuta nel 2011 insieme a David Baigun e conferita dall’UCLM a Toledo – una sede universitaria anagraficamente giovane, ma che per la bellezza dei suoi antichi edifici e per come è stata per tanti anni guidata dall’allora Rettore Luis Arroyo Zapatero sembra in realtà a chi non ne conosca l’origine un’Università con tanti secoli di storia; infine, il titolo ricevuto più recentemente a Salamanca, un’Università che invece di secoli di gloriosa storia ne ha davvero tanti e li mostra tutti orgogliosamente. Mi permetto di fare un breve cenno a quest’ultima cerimonia di conferimento di laurea h.c., anche per avervi personalmente assistito fra il pubblico dei togati: mi fece, in quell’occasione, un’enorme impressione la solennità della cerimonia, forse l’unica al mondo il cui rituale si svolga ancora in latino e trovai commovente il fatto che proprio mentre Muñoz Conde teneva la sua lectio magistralis a Salamanca, veniva celebrato a qualche centinaio di chilometri di distanza, vale a dire a Francoforte, il funerale di quello che forse è stato il principale partner scientifico e amico di Muñoz Conde, Winfried Hassemer.

Vorrei ora concentrami sugli aspetti della vita di Muñoz Conde che rivelano nitidamente la sua figura di giurista autenticamente “universale”.

 

Muñoz Conde e le traduzioni

La dimensione di giurista universale di Muñoz Conde la si può toccare agevolmente con mano, innanzitutto, nella innumerevole quantità di traduzioni che lo riguardano, in una duplice direzione: Muñoz Conde tradotto e Muñoz Conde traduttore. Si è trattato di una storia infinita di divulgazione scientifica internazionale, nella quale Muñoz Conde ha tenuto costantemente e intensamente entrambi i ruoli.

 

Muñoz Conde e l’America Latina

Nella sua universalità Muñoz Conde – come è stato appena illustrato autorevolmente da Raúl Zaffaroni – è stato ed è popolarissimo in tutta l’America Latina (Messico, Argentina, Brasile, e in tutti i paesi, grandi e piccoli, di lingua spagnola e portoghese), dove è stato Visiting Professor, conferenziere e relatore in innumerevoli Università.

Grazie allo sconfinato pubblico latinoamericano – oltre che ai tantissimi lettori spagnoli ed europei – Muñoz Conde è l’autore del Manuale più venduto al mondo (probabilmente più del suo stesso Maestro Roxin): 22 edizioni della Parte Especial dal 1975, 10 della Parte General dal 1993, quest’ultima scritta in collaborazione con Mercedes García Aran. Un fenomeno editoriale veramente unico.

 

Muñoz Conde e la common law

Ma gli interessi e la curiosità intellettuale e scientifica di Muñoz Conde spaziano da un lato all’altro del globo. In primo luogo va ricordato il suo grande interesse per il mondo della common law, coltivato soprattutto durante il periodo come Visiting Professor alla Columbia University con George Fletcher, insignito anch’egli lo scorso anno del Premio Sandano. George Fletcher, un americano che – alla pari di Muñoz Conde – è assolutamente “anomalo e poliglotta”, con lo sguardo rivolto all’Europa come nessun altro penalista statunitense; un altro che, come Muñoz Conde, da del tu e si permette a volte di “prendere a sberle” la dottrina tedesca.

Il ricordo va necessariamente a questo punto ad un convegno che ha segnato un’epoca: Berlino 1999: “Die Selbstverständnis der deutschen Strafrechtslehre”: “L’autocomprensione della dottrina penale tedesca”. Fu un congresso memorabile, nel quale intervennero tanti penalisti stranieri, la maggior parte peraltro preoccupati solo di celebrare (un po’ acriticamente) lo splendore della dottrina tedesca. Gli unici capaci davvero di esporre una visione critica – soprattutto puntando il dito sul rischio di autoreferenzialità della dottrina tedesca e sulla sua scarsa propensione ad una vera comparazione con altri ordinamenti ed altre culture giuridiche (la valorizzazione del metodo comparatistico) – furono George Fletcher e Paco Muñoz Conde. Da quel memorabile convegno scaturì poi il grande dibattito – e la dura polemica – sul c.d. “Feindstrafrecht” (il “diritto penale del nemico”), che avrebbe contrapposto in diverse occasioni – per iscritto e anche in confronti diretti convegnistici - Muñoz Conde e Günther Jakobs.

 

Muñoz Conde e l’Estremo Oriente

Nella sua continua ricerca di nuove frontiere, Muñoz Conde ha sempre più spesso rivolto il suo sguardo, negli anni successivi, verso l’Asia, costruendo nuove relazioni scientifiche con l’Estremo Oriente, dapprima in Giappone e poi in Cina; ed ogni volta ha accompagnato allo studio del diritto e della cultura di quei paesi anche lo studio della lingua. Possiamo ben dire che Muñoz Conde è il nuovo “Marco Polo del diritto penale”.

 

Muñoz Conde poliglotta

Quasi superfluo sottolineare a questo punto che come giurista universale Muñoz Conde è quasi naturalmente e per forza di cose uno straordinario poliglotta: spagnolo, portoghese, tedesco, inglese, francese, italiano, ma anche giapponese e cinese. Permettetemi una brevissima citazione della Laudatio pronunciata da Luis Arroyo in occasione del conferimento a Muñoz Conde della laurea h.c. a Toledo nel 2011: «Questa straordinaria capacità linguistica l’ho riscontrata solo in due specie umane, quella di etnia ebraica e quella dei musicisti, ed essendo Muñoz y Conde di Siviglia non può che venirgli da nient’altro che dalla sensibilità musicale».

 

Muñoz Conde e la musica
Vista questa digressione musicale provocata dalla citazione dell’amico Luis Arroyo, non posso fare a meno di sottolineare questo aspetto, del quale tutti coloro che conoscono personalmente Muñoz Conde sono perfettamente consapevoli: il suo amore per la musica e la sua profonda formazione e cultura musicale. Riferisce Muñoz Conde nella sua Selbstdarstellung (autopresentazione, che verrà fra breve pubblicata in tedesco) che durante gli anni dell’Università nella Spagna franchista la sua passione ed il suo impegno nello studio andavano molto di più verso la musica, che non verso l’arido e autoritario diritto che gli veniva insegnato in quegli anni. Suonava la bandurria (una specie di mandolino spagnolo), il pianoforte, il clarinetto e poi il sassofono, lo strumento che maggiormente ama. E’ uno studioso di armonia e appassionato di tutta la musica: dall’opera lirica alla grande musica sinfonica al jazz. Se gli chiedete qual è il suo grande sogno incompiuto, non vi parlerà di diritto, ma vi risponderà: “dirigere i Berliner Phylarmoniker”!

 

Ma torniamo al Muñoz Conde giurista. Muñoz Conde e la riforma penale

Muñoz Conde – come ci riferirà nella lectio magistralis – è non già uno dei padri del Código penal (non accetterebbe mai questa definizione), ma uno dei penalisti che hanno lavorato attivamente nella fase di elaborazione dei progetti preliminari, soprattutto quello del 1983.
Ma oggi Muñoz Conde è soprattutto una delle voci critiche più forti ed ascoltate contro la deriva assunta da molte delle leggi di riforma posteriori alla codificazione del 1995: uno spirito libero e critico che punta il dito contro certe tendenze “iperpunitiviste” – espansive ed anticipatrici dell’intervento penale – che hanno profondamente alterato l’impianto e l’ispirazione originaria del c.d. “Código penal de la democracia” in settori delicatissimi e di forte impatto mediatico: dal terrorismo alla violenza di genere, ecc. Di poche settimane or sono è il suo ultimo e clamoroso intervento pubblico, con le dimissioni dalla Comisión de codificación, accompagnate da un’appassionata denuncia critica e volutamente provocatoria della pericolosa propensione del legislatore ad ascoltare voci dalla società civile che tanto gli evocano il “sano sentimento del popolo” di matrice nazista. Le pericolose sirene del populismo punitivo e dalle quali non siamo certamente immuni anche noi in Italia.

Andiamo infine, per concludere, al Muñoz Conde della maturità: con lo sguardo rivolto soprattutto alla storia del diritto penale e dei giuristi penalisti.

 

Muñoz Conde e la storia

È soprattutto il Muñoz Conde degli ultimi anni quello che si è trasformato in storico del diritto penale.
Il Muñoz Conde storico del diritto penale è quello della collaborazione con Gerhard Werle e soprattutto con Thomas Vormbaum. Il Muñoz Conde storico è affascinato e intrigato dallo studio del ruolo dei giuristi (e dei penalisti in particolare) nel corso delle grandi e tragiche dittature del XX secolo – senza risparmiare indagini storiche accurate e mirate su singole personalità di grandi studiosi che seppero occultare certe pesanti compromissioni e collaborazioni scientifiche e politico- criminali con i regimi nazifascisti dell’Europa del XX secolo – così come si è ugualmente impegnato nello studio storico delle fasi di transizione dalla dittatura alla democrazia insieme a Thomas Vormbaum.

La sua curiosità storica mi sembra tutt’altro che una vena esaurita: la miniera mi sembra più che mai attiva e Muñoz Conde continua a scavare, come la vecchia talpa di marxiana memoria, allaricerca di storie penali e di penalisti del XX secolo che valga la pena di riportare alla memoria dei nostri giorni. Il tema della memoria storica è oggi quanto mai attuale, forse – e prima di tutto – perché solo questa memoria storica è davvero in grado di (ri)fondare una base di valori ideali e culturali (prima ancora che giuridici) comuni per una Europa che in questi brutti giorni, disgregata fra nazionalismi e populismi regressivi di varia natura e origine, rischia come non mai di dimenticare il suo passato e bruciare il suo futuro. Per sperare in una Europa della ragione e del diritto avremo in futuro bisogno di tanti giuristi e intellettuali come Francisco Muñoz Conde!

Grazie carissimo Paco!