con la collaborazione scientifica di
ISSN 2611-8858

Temi

Abusi di mercato

Il bis in idem nell’ordinamento penale italiano. Dal market abuse al diritto sanzionatorio tributario

La sentenza “Grande Stevens” della Corte europea dei diritti dell’uomo e la direttiva 2014/57/EU sulle sanzioni penali in materia di market abuse costringono il legislatore a passare tra Scilla e Cariddi: da una parte, il rispetto del ne bis in idem impone di rivedere la scelta di cumulare, in spregio ai principii di sussidiarietà e specialità, sanzioni penali ed amministrative per il medesimo fatto; dall’altra, l’osservanza degli obblighi europei di criminalizzazione determinerà l’abbandono della più efficiente sanzione amministrativa. La diretta applicabilità della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea garantisce, nelle materie di competenza di quest’ultima, una più avanzata tutela di tali diritti, chiamando in causa l’autorità giudiziaria e la stessa pubblica amministrazione.

Ne bis in idem e “doppio binario” sanzionatorio: prime riflessioni sugli effetti della sentenza “Grande Stevens” nell’ordinamento italiano

La Corte EDU ha messo in discussione, con affermazioni che hanno potenziali ricadute anche in altri settori dell’ordinamento, il sistema di doppio binario, amministrativo e penale, attorno al quale è strutturata la disciplina italiana degli abusi di mercato, rilevando sia la violazione del principio del ne bis in idem, sia quella del diritto ad un equo processo. In relazione a tali profili vengono dunque esaminate le relative implicazioni problematiche e le possibili soluzioni interpretative alla luce del necessario raccordo con gli obblighi di fonte convenzionale e quelli di origine euro-unitaria.

Doppio binario sanzionatorio e ne bis idem: verso una diretta applicazione dell’art. 50 della Carta?

Una recente sentenza della Corte EDU, ormai divenuta irrevocabile, giudica incompatibile con il diritto fondamentale al ne bis in idem, riconosciuto dall’art. 4 Prot. 7 CEDU, il sistema di ‘doppio binario’ tra sanzione amministrativa e sanzione penale (e tra i relativi procedimenti applicativi) in materia di abusi di mercato. Ferma restando la necessità di una profonda revisione di tale sistema da parte del legislatore, il presente contributo si interroga sulle ricadute di tale sentenza nell’ordinamento italiano, al di là dello specifico caso concreto deciso a Strasburgo, prospettando due strade alternative per conformarsi – già de iure condito – agli obblighi convenzionali: l’una che chiama in causa la Corte costituzionale, attraverso il meccanismo dell’art. 117, comma 1, Cost.; l’altra che presuppone invece la diretta applicazione, da parte dello stesso giudice ordinario, dell’art. 50 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che è norma di rango primario suscettibile di produrre effetto diretto negli ordinamenti degli Stati membri, e che sancisce il diritto al ne bis in idem nella stessa estensione riconosciuta dall’art. 4 Prot. 7 CEDU.