Benefici anche per chi è condannato ex art. 416 bis c.p. e non collabora con la giustizia
Dibattito organizzato dall'Università degli Studi di Ferrara
Il contributo analizza le conseguenze indirette che l’introduzione in Spagna, nel 2015, dell’ergastolo con possibilità di ammissione alla liberazione condizionale ha prodotto sulla istituzione dei limiti alla durata delle misure di sicurezza limitative della libertà personale
La prima parte del saggio è dedicata a tratteggiare l’evoluzione storica della pena perpetua nell’ordinamento italiano, dalle codificazioni ottocentesche alla legislazione dell’emergenza degli anni novanta del ventesimo secolo. L’A. fa riferimento, inoltre, ai più recenti progetti di riforma del codice penale, alla prassi italiana e al ruolo della pena perpetua nei Paesi membri del Consiglio d’Europa. La parte centrale del saggio è dedicata ai profili di legittimità costituzionale delle diverse forme di ergastolo presenti nell’ordinamento italiano: ergastolo ostativo, ergastolo comune, ergastolo per alcune ipotesi di sequestro di persona (quest’ultima forma di ergastolo, oggetto nel 2018 di una dichiarazione di illegittimità da parte della Corte costituzionale). L’A. analizza poi le forme residue di ergastolo presenti nella legislazione italiana alla luce dei princìpi della Cedu, per soffermarsi da ultimo sui profili politico-criminali del tema, anche in considerazione degli orientamenti espressi dalla più recente legislazione e dallo stesso programma del Governo in carica
Il saggio introduce il problema del rapporto pena di morte-pena perpetua con alcuni imprescindibili cenni al pensiero di Beccaria e al periodo sette-ottocentesco anteriore all’unificazione politica italiana. Esamina poi le principali tappe del lungo e tormentato iter che condusse, nel 1889, al codice penale unitario e alla sostituzione della pena capitale con l’ergastolo. Per raggiungere questo obiettivo, ostacolato da molti, i legislatori dovettero attribuire alla pena la massima efficacia intimidatrice e garantire l’eliminazione del condannato dalla società, sul presupposto della presunzione di incorreggibilità degli autori di reati gravissimi. La riforma è celebrata da molti come una grande vittoria, ma, per le pesanti modalità di esecuzione, dà adito anche a non poche critiche. Dopo l’avvento del fascismo, l’ideologia individualistica liberale viene soppiantata dalla concezione autoritaria della preminenza dei fini e degli interessi dello Stato su quelli degli individui. Essa implica che gli interessi dei cittadini e perfino la loro vita possano essere sacrificati se la conservazione e la difesa dello Stato lo esigano. In questo clima, gli attentati diretti contro il capo del governo forniscono l’occasione di reintrodurre, accanto ad un ergastolo mitigato, la pena capitale, dapprima con la legge del 1926, e poi stabilmente con il codice Rocco.
Il lavoro costituisce una presentazione critica del volto attuale dell’ergastolo italiano e delle misure che operano nella fase di esecuzione della pena, grazie alle quali è possibile dichiararne la conformità alla Costituzione italiana ed alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo
Mettendo a valore le pagine del volume di C. Musumeci e A. Pugiotto, Gli ergastolani senza scampo (Editoriale Scientifica, Napoli, 2016), l’Autore elabora una quaestio legitimitatis mirante al superamento del c.d. ergastolo ostativo. Preceduto da un breve saggio introduttivo (che rende conto anche delle proposte di riforma del regime in esame), l’atto di promovimento incidentale è così messo nella disponibilità di chi – avvocato difensore e giudice di sorveglianza – possiede le chiavi d’ingresso del giudizio di costituzionalità sulle leggi, anche in sede di esecuzione penale.