L’analisi ha ad oggetto il fenomeno dei doppi binari sanzionatori riguardanti gli enti collettivi nella prospettiva del ne bis in idem europeo. Alla sottolineatura delle peculiarità che connotano i modelli sanzionatori adottati in materia di abusi di mercato e in campo fiscale segue una riflessione ispirata ai parametri del test di connessione di matrice europea.
Il lavoro ha ad oggetto il principio del ne bis in idem, che le ultime sentenze della Corte Edu e della Corte di Giustizia hanno scolpito come un principio unitario, comprensivo tanto del versante processuale quanto di quello sostanziale. Dopo aver ricostruito la cangiante struttura del principio nella lunga casistica sovranazionale, ed aver dimostrato l’esistenza di più versioni coesistenti ma espressive di principi differenti, sarà proposta la tesi secondo cui il ne bis in idem non costituisce un principio autonomo, ma un “tipo di regola”, per sé neutra, in cui possono eventualmente tradursi principi di qualsiasi sorta. In questa prospettiva sarà dunque proposta una rilettura del “ne bis in idem europeo” e dei parametri utilizzati dalle Corti europee per valutarne la derogabilità, razionalizzando la valutazione della compatibilità di un sistema sanzionatorio a doppio binario cumulativo con i principi e i diritti fondamentali che limitano lo jus puniendi
Sommario: 1. La natura giuridica delle sanzioni disciplinari previste dall’ordinamento penitenziario: introduzione. – 2) La presa di posizione della Suprema Corte. – 3. Ulteriori interventi della giurisprudenza di legittimità: Cass. pen., Sez. II, 16 febbraio 2018, n. 23043. – 4. Considerazioni conclusive.
Il lavoro si propone di analizzare l’impianto sanzionatorio previsto dalla vigente normativa in materia privacy, recentemente oggetto di importanti modifiche a livello comunitario e nazionale. Nell’ambito di una concisa ricostruzione degli illeciti amministrativi e penali oggi previsti dal cd. GDPR e dal Codice Privacy, si evidenziano le criticità connesse alla formulazione normativa dei suddetti illeciti, non sempre di univoca interpretazione. Il Legislatore pare aver adottato il cd. doppio binario sanzionatorio: la seconda parte dell’elaborato è dunque dedicata alla valutazione della compatibilità di tal impostazione con il principio del ne bis in idem, così come elaborato dai giudici sovranazionali. Infine, alcune riflessioni sulla ratio sottesa alla reiterata scelta legislativa del citato doppio binario e la prospettazione di una via d’uscita dalla problematica: la riconduzione di entrambe le categorie di illeciti ad un unico sistema punitivo, con applicazione del principio di specialità ex art. 9, l. 689/1981.
L’obiettivo del presente lavoro è quello di riflettere sulle lacune, dal punto di vista delle garanzie processuali, in cui ci si può imbattere nel procedimento di risoluzione dei conflitti di giurisdizione nell’Unione europea. Dopo una breve introduzione e panoramica generale circa il quadro normativo sui conflitti di giurisdizione e sul sistema di protezione dei diritti e delle garanzie processuali nell’Unione europea, il lavoro si divide in due distinte parti. La prima parte si concentra nell’identificare e analizzare i principi, i diritti e le garanzie che possono essere violati in una situazione di conflitto di giurisdizione transnazionale tra Stati membri. Nella seconda parte del lavoro, l’autore riflette sulle possibili modifiche volte a garantire un più alto standard di protezione dell’indagato o dell’imputato, includendo l’analisi critica delle proposte già avanzate da altri studiosi di questa materia.
Il d. lgs 107/2018 adegua l’ordinamento italiano alle previsioni del reg. (UE) 596/2014 in tema di market abuse. Nonostante la parallela direttiva sulle sanzioni penali per gli abusi di mercato (dir. 2014/57/UE) sia rimasta inattuata, svariate modifiche – dirette e indirette – hanno interessato la disciplina penalistica interna. La tecnica legislativa adoperata in sede di riforma appare criticabile sotto molti aspetti e finisce non soltanto per accentuare le preesistenti problematiche, ma ne crea di nuove e non meno rilevanti
Il contributo affronta il tema del ne bis in idem domestico nel settore tributario e in quello degli abusi di mercato, alla luce delle decisioni adottate dalla Corte di Giustizia lo scorso 20 marzo nelle cause Menci, Garlsson Real Estate e Di Puma e Zecca. L’attenzione si focalizza anzitutto sui confini applicativi del ne bis in idem, soggetti a notevole restrizione, anche a livello eurounitario, sulla scia dell’arresto della Corte di Strasburgo in A e B c. Norvegia. L’indagine si concentra pertanto sugli sviluppi del dialogo tra le Corti europee in ordine alla definizione del principio in questione, il quale sembra spogliarsi della propria veste puramente processuale e assumere una nuova fisionomia, nella quale la proporzionalità del trattamento sanzionatorio finisce per ricoprire un ruolo centrale. Muovendo da una ricostruzione dei rapporti tra l’illecito penale e l’illecito amministrativo nei settori sopra richiamati, ci si interroga infine sui possibili riflessi del nuovo ne bis in idem sul piano interno, evidenziando come la valorizzazione di meccanismi capaci di contenere l’entità della sanzione complessiva entro confini (formalmente) proporzionati si riveli in ultima analisi sufficiente per assicurare il pieno rispetto della garanzia in esame, quanto meno nella sua nuova versione