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ISSN 2611-8858

Temi

Terrorismo

Il contrasto al finanziamento del terrorismo

La lotta al terrorismo internazionale ha assunto negli ultimi decenni connotati di sempre maggiore rilevanza e centralità in ambito nazionale e sovranazionale. In particolare, la necessità delle organizzazioni terroristiche di reperire fondi per la propria sopravvivenza ha consentito di comprendere l’importanza del fenomeno del finanziamento al terrorismo. All’analisi di quest’ultimo è dedicato il presente contributo, incentrato sull’evoluzione della disciplina sul finanziamento al terrorismo e sui suoi legami con il riciclaggio di denaro e con le nuove tecnologie. L’attenzione si soffermerà in particolare sulla nuova disciplina italiana, relativa finanziamento al terrorismo, contenuta nel neo introdotto articolo 270 quinques.1 c.p. e sulle criticità che lo caratterizzano. Infine, un piccolo focus sarà dedicato alla nuova proposta di riforma europea in materia, costituita dal Piano d’azione 2016 della Commissione UE.

Le misure patrimoniali antiterrorismo alla prova dei principi dello stato di diritto

La compatibilità con i diritti umani delle procedure applicative delle misure antiterrorismo imperniate sul sistema del blacklisting è questione nuovamente rimessa alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Sulla scia della nota vicenda Kadi, in cui il giudice europeo ha sancito la primazia dei diritti fondamentali sull’esigenze di lotta al terrorismo, si pongono le conclusioni dell’Avvocato generale in merito ai ricorsi del Consiglio dell’UE avverso le sentenze con cui il Tribunale ha annullato le decisioni che dispongono il congelamento di capitali nei confronti di Hamas e Liberation Tigers of Tamil Eelam. Appare inoltre interessante soffermarsi sui rapporti tra la misura del congelamento e le nazionali misure del sequestro e della confisca di prevenzione, applicabili anch’esse a coloro i cui nominativi sono iscritti nelle liste. Da tale confronto pare emergere una prassi nazionale, seppur controversa, più garantista a dispetto di quelle oltre confine, poiché volta a prediligere il ricorso a misure giurisdizionali, i cui procedimenti applicativi appaiono più rispettosi dei principi di difesa e del contraddittorio ed imperniati su di uno standard probatorio maggiormente consistente.

Le modifiche agli artt. 270-quater e quinquies del codice penale per il contrasto al terrorismo

Il D.L. 18 febbraio 2015 n. 7 introduce nel nostro ordinamento due nuove fattispecie di contrasto al Terrorismo: la punibilità dell'arruolato (art. 270-quater, secondo comma, c.p.) e l'auto-addestramento (art. 270-quinquies, secondo periodo, c.p.). Le nuove previsioni non rispondono a reali esigenze di diritto sostanziale: indeterminatezza delle fattispecie e sovrapposizione con altre sono i tratti salienti di questo intervento legislativo. La vera ragione del loro inserimento può forse essere ricercata nel fornire maggiori strumenti, in fase di indagini preliminari, all'Autorità Giudiziaria per la prevenzione dei fenomeni di Terrorismo.

I margini applicativi della condotta di partecipazione all’associazione terroristica: adesione psicologica e contributo causale all’esecuzione del programma criminoso

Passando per l’analisi della più recente casistica di merito, l’Autore sostiene che la condotta di partecipazione, non potendo essere ridotta a mera adesione psicologica dell’agente rispetto al programma criminale dell’associazione, dovrebbe essere valutata alla stregua dell’effettivo contributo alla realizzazione degli scopi e delle finalità di cui all’art. 270-sexies c.p., mediante l’accertamento in concreto della effettiva capacità della struttura criminale di mettere in opera il programma criminoso, in modo da tracciare una marcata linea di distinzione dalle condotte di agevolazione di cui agli artt. 270-ter ss. c.p.

La “debole” concentrazione distrettuale delle indagini in materia di terrorismo

La pericolosità del fenomeno terroristico, la sua attitudine a trasformarsi e rinnovarsi ad ogni sua manifestazione pongono gli inquirenti di fronte a problematiche di rilevante complessità. L’elaborato propone una serie di riflessioni sul tema del coordinamento investigativo delle indagini in materia di terrorismo, concentrandosi, in particolare, sulla possibilità di ripensare l’attuale sistema di coordinamento, anche alla luce dell’esperienza maturata contro la mafia e il terrorismo ideologico. Nonostante l’intervento del legislatore, che di recente ha istituito la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, permangono tuttora alcune criticità. L’intento, dunque, sarà quello di individuarle in vista dell’attuazione uniforme del coordinamento, a cominciare dalle prassi investigative delle Procure della Repubblica.

La punibilità dell’istigazione nel contrasto al terrorismo internazionale

Le misure elaborate sul piano sovranazionale per rispondere adeguatamente all’evoluzione delle minacce terroristiche impongono, tra l’altro, la punibilità dell’istigazione a commettere reati terroristici e della pubblica provocazione. Sennonché, la pur legittima esigenza di colpire l’opera di proselitismo che avviene in certi luoghi di culto da parte di taluni predicatori o attraverso internet e i social media, divenuti sempre più spesso i canali principali usati dai terroristi per diffondere propaganda, rischia di incidere sulla libertà, costituzionalmente e convenzionalmente riconosciuta, di manifestazione del pensiero. A fronte, dunque, di un’eventuale espansione dell’area del penalmente rilevante, il problema cruciale è quello di individuare quale sia il limite tollerabile di flessibilizzazione di un diritto così fondamentale, in nome della sicurezza collettiva.

La disciplina delle intercettazioni preventive nel sistema antiterrorismo

Il contributo analizza le dinamiche relative all’utilizzo di strumenti propri del procedimento penale per esigenze preventive, come quella di impedire la commissione di determinate tipologie di illeciti, soffermandosi, in particolare, sulla disciplina delle intercettazioni.

La tutela della riservatezza nell’era delle nuove tecnologie: la vicenda dei captatori informatici per le intercettazioni tra presenti nei reati di terrorismo

Gli atti di terrorismo trovano una fonte importante in un’intricata e capillare rete di informazioni diffusa tramite i sistemi informatici: il controllo e la gestione di tali flussi di comunicazioni costituisce pertanto un presupposto essenziale nella lotta al fenomeno terrorista, sia sul terreno delle indagini che all’interno del processo penale. In tale contesto, si assiste al ricorso a strumenti investigativi, come il captatore informatico, che rischiano di mettere a dura prova il diritto alla riservatezza del singolo, a causa della loro forte potenza invasiva. Buona parte dei Paesi europei si sono pertanto trovati a confrontarsi con la sfida che vede contrapposte l’efficacia di certe tecnologie e la tradizionale salvaguardia delle libertà fondamentali, patrimonio insuperabile della cultura giuridica occidentale. L’Italia non è esente da tale sfida. In questo breve contributo si cercherà di riscoprire, soprattutto alla luce di una recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di cassazione, la situazione nazionale, avendo riguardo anche alle soluzioni adottate in alcuni altri Paesi dell’Unione europea.

La cooperazione giudiziaria in materia di terrorismo in ambito UE e la giurisprudenza delle corti europee

Il presente intervento intende offrire una panoramica degli strumenti normativi esistenti e futuri nella cooperazione giudiziaria europea antiterrorismo, con alcune riflessioni critiche circa la loro portata applicativa. Partendo dalla risoluzione dei conflitti di giurisdizione, passa per l’analisi delle norme sullo scambio di informazioni e sugli strumenti operativi. Infine, dà conto della rilevante giurisprudenza delle corti europee sulla cooperazione giudiziaria antiterrorismo e suggerisce prospettive di riforma del quadro normativo nell’UE.

Nuove prospettive in tema di coordinamento delle indagini e cooperazione giudiziaria alla luce della disciplina delle squadre investigative comuni

L’intervento mira a delineare le caratteristiche del nuovo strumento di cooperazione giudiziaria e la sua collocazione nei rapporti tra procuratore distrettuale e procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.