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ISSN 2611-8858

Temi

Intercettazioni

Il controllo occulto e continuativo come categoria probatoria: premesse teoriche di una sistematizzazione

Lo scritto analizza il tema del ricorso a nuovi mezzi di ricerca della prova digitali nell’ambito dell’indagine penale. Dopo una prima pars destruens, in cui vengono evidenziate le principali inadeguatezze dell’attuale assetto normativo ed interpretativo, l’autore prosegue attraverso un approccio maggiormente propositivo, tentando di delineare gli attributi comuni ad una categoria di operazioni particolarmente invasive, come tali meritevoli di essere destinatarie di alcune previsioni di garanzia in prospettiva de iure condendo.

Le nuove indagini tecnologiche e la tutela dei diritti fondamentali. L’esperienza del captatore informatico

Nonostante l’ampia diffusione nella prassi, è solo negli ultimi tempi, anche grazie all’acceso dibattito suscitato da alcune pronunce della Corte di cassazione, che l’attenzione degli interpreti si è concentrata sul c.d. captatore informatico, un vero e proprio virus dotato di capacità intrusive formidabili, che viene inoculato da remoto in un dispositivo informatico e che consente lo svolgimento di numerose attività di indagine con modalità tecnologicamente avanzate. La portata delle potenzialità investigative dello strumento sembra essere sfuggita al legislatore che, solo di recente, ne ha regolamentato l’impiego investigativo esclusivamente come strumento di intercettazione di comunicazioni tra presenti. Adagiandosi sull’ormai invalsa tecnica legislativa che considera le decisioni della Corte di cassazione alla stregua di “proposte” di legge, l’intervento del legislatore non può che essere ritenuto, soprattutto per i suoi “non detti” (non sono infatti disciplinate alcune delle più invasive funzioni del captatore informatico), complessivamente inadeguato rispetto alla tutela dei diritti fondamentali in gioco.

L’accesso transfrontaliero all’electronic evidence, tra esigenze di effettività e tutela dei diritti

Il contributo si propone di prendere in esame i profili più significativi legati all’accesso transfrontaliero alla prova digitale, di crescente rilevanza in considerazione delle odierne tensioni tra limitazione della giurisdizione statale entro i confini nazionali e dematerializzazione dei dati informatici, non agevolmente collocabili in un determinato ambito territoriale. Oggetto di trattazione sono specificamente le recenti proposte di Regolamento e di Direttiva dell’Unione europea in materia di ordini europei di produzione e di conservazione dell’electronic evidence, considerati anche nel loro inquadramento nell’ambito del sistema normativo vigente, con particolare riguardo alle previsioni in materia di ordine europeo di indagine. Ad una sintetica analisi delle principali questioni relative ai rapporti tra l’Unione europea e Stati terzi in materia di accesso alla prova digitale seguono quindi alcune considerazioni conclusive sul nuovo modello di cooperazione fondato sul contatto diretto con il privato prestatore di servizi non sottoposto alla giurisdizione dello Stato procedente, in assenza, in linea di principio, di intermediazioni.

Il principio di proporzionalità nell’era del controllo tecnologico e le sue implicazioni processuali rispetto ai nuovi mezzi di ricerca della prova

Il contributo analizza l’incidenza del canone di proporzione in rapporto alle nuove tecnologie di sorveglianza occulta sempre più di frequente impiegate nel contesto dell’indagine penale, prendendo dapprima in esame il contesto normativo e giurisprudenziale esistente a livello sovranazionale per poi soffermarsi sull’ordinamento italiano, esaminando infine talune criticità determinate da un ricorso al canone che non pare sempre assistito da adeguata consapevolezza.

La riservatezza delle intercettazioni nella “delega Orlando”

Nella delega sulle intercettazioni, contenuta nella riforma Orlando, il Parlamento ha tracciato criteri direttivi piuttosto ampi ispirati alle linee–guida adottate dalle principali procure della Repubblica, con l'obiettivo ambizioso di allestire una tutela efficace della riservatezza. Il riferimento incrociato alla legge–delega ed alle circolari permette di evidenziare alcuni nodi problematici cui il legislatore delegato dovrà prestare attenzione onde evitare aporie e dubbi di costituzionalità: in particolare, la scelta di affidare al pubblico ministero (e, prima ancora, alla polizia giudiziaria) la selezione delle conversazioni da verbalizzare, per un verso, può penalizzare le esigenze difensive; per un altro verso, in assenza di idonee sanzioni processuali, può rendere l'esigenza di tutela della riservatezza un mero flatus vocis. All'esito del dialogo tra pubblico ministero e polizia giudiziaria potrebbe, poi, emergere un materiale – dai contorni e dalla sorte incerta – consistente nelle conversazioni verbalizzate e successivamente “omissate“, la cui eventuale pubblicazione illecita resta priva di una specifica tutela penale.

La disciplina delle intercettazioni preventive nel sistema antiterrorismo

Il contributo analizza le dinamiche relative all’utilizzo di strumenti propri del procedimento penale per esigenze preventive, come quella di impedire la commissione di determinate tipologie di illeciti, soffermandosi, in particolare, sulla disciplina delle intercettazioni.

La tutela della riservatezza nell’era delle nuove tecnologie: la vicenda dei captatori informatici per le intercettazioni tra presenti nei reati di terrorismo

Gli atti di terrorismo trovano una fonte importante in un’intricata e capillare rete di informazioni diffusa tramite i sistemi informatici: il controllo e la gestione di tali flussi di comunicazioni costituisce pertanto un presupposto essenziale nella lotta al fenomeno terrorista, sia sul terreno delle indagini che all’interno del processo penale. In tale contesto, si assiste al ricorso a strumenti investigativi, come il captatore informatico, che rischiano di mettere a dura prova il diritto alla riservatezza del singolo, a causa della loro forte potenza invasiva. Buona parte dei Paesi europei si sono pertanto trovati a confrontarsi con la sfida che vede contrapposte l’efficacia di certe tecnologie e la tradizionale salvaguardia delle libertà fondamentali, patrimonio insuperabile della cultura giuridica occidentale. L’Italia non è esente da tale sfida. In questo breve contributo si cercherà di riscoprire, soprattutto alla luce di una recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di cassazione, la situazione nazionale, avendo riguardo anche alle soluzioni adottate in alcuni altri Paesi dell’Unione europea.