A proposito del recente intervento dell’assemblea legislativa della Carolina del Sud
Il contributo, dopo un inquadramento generale sull’attuale composizione della Corte suprema statunitense, in riferimento ai suoi equilibri ideologici, si dedica alla rassegna delle principali decisioni emesse nel corso della sessione 2018/2019, con particolare attenzione alla giurisprudenza costituzionale-penale. Si esaminano alcune pronunce in tema di legalità penale, evidenziando il contributo di rafforzamento dello statuto di garanzia apportato dal giudice Neil Gorsuch, sostenitore della cd. teoria orginalista/testualista dell’interpretazione costituzionale. Si procede poi alla disamina della recente giurisprudenza in materia di pena di morte, contesto nel quale la rafforzata maggioranza conservatrice, animata dalla preoccupazione di garantire a tutti i costi l’effettività dell’estrema sanzione e la tutela dei cd. victim rights, sembra volere imprimere una nuova svolta “restrittiva” tanto all’interpretazione del divieto di pene crudeli ed inusuali dell’VIII em. quanto ai criteri di valutazione dei ricorsi dell’ultimo minuto per sospendere l’esecuzione già fissata. Tale tendenza potrebbe mettere in discussione diversi precedenti oggi consolidati. Dato conto di altre decisioni di interesse penalistico emesse nel Term appena trascorso, ci si proietta conclusivamente sui ricorsi che saranno decisi nella sessione 2019/2020 che sta per iniziare, ipotizzando quali potrebbero essere alcuni degli sviluppi futuri
Due lezioni di Sandra Babcock e Joe Margulies.
Il saggio introduce il problema del rapporto pena di morte-pena perpetua con alcuni imprescindibili cenni al pensiero di Beccaria e al periodo sette-ottocentesco anteriore all’unificazione politica italiana. Esamina poi le principali tappe del lungo e tormentato iter che condusse, nel 1889, al codice penale unitario e alla sostituzione della pena capitale con l’ergastolo. Per raggiungere questo obiettivo, ostacolato da molti, i legislatori dovettero attribuire alla pena la massima efficacia intimidatrice e garantire l’eliminazione del condannato dalla società, sul presupposto della presunzione di incorreggibilità degli autori di reati gravissimi. La riforma è celebrata da molti come una grande vittoria, ma, per le pesanti modalità di esecuzione, dà adito anche a non poche critiche. Dopo l’avvento del fascismo, l’ideologia individualistica liberale viene soppiantata dalla concezione autoritaria della preminenza dei fini e degli interessi dello Stato su quelli degli individui. Essa implica che gli interessi dei cittadini e perfino la loro vita possano essere sacrificati se la conservazione e la difesa dello Stato lo esigano. In questo clima, gli attentati diretti contro il capo del governo forniscono l’occasione di reintrodurre, accanto ad un ergastolo mitigato, la pena capitale, dapprima con la legge del 1926, e poi stabilmente con il codice Rocco.